Dopo la Targa Tenco ricevuta nel 2004 per l’album L’Oste Del Diau e lo storico traguardo dei 25 anni di attività, suggellato dall’uscita de I Virasolelhs nel 2007, i Lou Dalfin non si sono certo accomodati. Anzi. Il loro entusiasmo, estro creativo e senso di responsabilità verso la cultura occitana che fin dalle origini vivono e diffondono li ha portati alla creazione, oltre ai numerosi corsi di ghironda, organetto e violino frequentatissimi dai ragazzi di tutte le età delle valli occitane, di un’Associazione culturale che permette loro di restare indipendenti, senza doversi sottomettere alle regole selvagge della promozione radiotelevisiva.

Da questo e dalla voglia di confermarsi moderni trovatori, filibustieri ambulanti, ma allo stesso tempo poeti-musicisti che partecipano attivamente ai dibattiti sociali, politici e religiosi del proprio tempo, nasce il nuovo album, CAVALIER FAIDIT, ossia “cavaliere proscritto”, allontanato dalla propria patria, in qualche modo punito per le proprie credenze e azioni.

Per la prima volta l’album di Berardo e soci ha un fil rouge che lega tutti i brani, che, secondo la migliore tradizione dei cantori delle valli da cui il gruppo proviene e trae ispirazione, sono novelle in musica, raccontano di mondi vicini e lontani nello spazio e nel tempo, esprimendo consapevolezza delle proprie radici e apertura al mondo. La suggestiva copertina dell’album, che ne anticipa le tematiche, è dell’illustratore Luca Enoch.

L’urgenza, oggi come al debutto della loro carriera, è quella di impossessarsi del mezzo di comunicazione per eccellenza: la musica, la canzone, le storie da raccontare, il rapporto diretto con la gente; e come gli antichi trovatori furono ambasciatori della cultura occitana, i Lou Dalfin hanno la missione di far conoscere al mondo le storie, la lingua e la musica della Terra D’Oc, e in questo loro ultimo lavoro naturalmente non si smentiscono.

Un brano paradigmatico è Rota d’amont, La strada di su, il cui testo sembra a tratti evocare il momento esatto in cui durante i concerti Sergio imbraccia la ghironda e si prepara a suonare, il tempo sembra fermarsi, il pubblico ammutolisce e si percepisce un’emozione che accomuna tutti, e che diventa ancora più surreale se ci si sofferma ad osservare la rara eterogeneità delle persone che lo compongono.

Il pubblico di tutte le età, abituato a vivere in prima persona i concerti ballando ai ritmi mai scontati dei Lou Dalfin, non rimarrà deluso nemmeno questa volta, perché come di consuetudine le canzoni (tutte tranne una) sono danze. Anche la formazione è quella storica, di grandi musicisti e polistrumentisti quali Sergio Berardo (fondatore del gruppo, voce, ghironda, organetto, flauti), Ricky Serra (batteria), Dino Tron (fisarmonica, organetto, cornamusa), Enrico Gosmar (chitarra), Daniele Giordano (basso), Mario Poletti (mandolino, bouzouki, banjo), Chiara Cesano (violino).

Ma il disco vanta anche collaborazioni importanti con artisti italiani e internazionali, a creare a livello musicale una straordinaria varietà di atmosfere, quasi che la ghironda di Berardo incontrando ospiti e storie possa generare di volta in volta un universo sonoro originale e intenso: Bunna, degli Africa Unite, Roy PaciMoussu T dei Massilia Sound System, Vicio, bassista dei Subsonica, le YavannaStefano Degioanni dei Lou Seriol, a conferma dell’importanza che i Lou Dalfin hanno anche nel panorama europeo della world Music, dove sono sempre fra i più apprezzati protagonisti dei più importanti festival europei. Indimenticabile, proprio nell’estate del 2011, il concerto finale all’Estivada di Rodez, il più grande festival occitano d’Europa, davanti a 15.000 persone in festa.

I Lou Dalfin avrebbero potuto festeggiare in modo migliore i loro 30 anni?

Il disco è una produzione Musicalista ed è distribuito Self

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