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Nicola Chieli
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L'Associazione Culturale Lou Dalfin nasce nel 2000 a Caraglio per iniziativa di Sergio Berardo. Perché una scelta di questo genere? Essenzialmente per riuscire a lavorare per la cultura occitana anche al di fuori dell’attività del gruppo. Da subito aderiscono all'iniziativa numerose persone che da sempre si impegnano per la promozione occitana.

Ecco che possono partire alcuni progetti, tuttora in pieno cammino:

- La creazione della Rete della musica occitana che propone corsi di strumenti tradizionali nelle valli di lingua d’òc. Quale promotrice in questi anni di un’attività didattica che ha formato la stragrande maggioranza dei suonatori militanti nelle formazioni d’òc e gran parte degli insegnanti che operano sul nostro territorio, l’Associazione Lou Dalfin, in considerazione della conformazione geografica delle valli occitane, ha ritenuto importante la realizzazione di una rete volta a collegare le differenti esperienze didattiche presenti nelle diverse vallate e zone limitrofe. Con la collaborazione di Espaci Occitan e altre importanti realtà del territorio, l’Associazione Culturale Lou Dalfin propone pertanto i differenti corsi che iniziano nel mese di ottobre per concludersi con i concerti finali di inizio giugno.
Gli insegnanti che partecipano alla rete sono: Sergio Berardo e Manuel Ghibaudo (ghironda, cornamuse e flauti d’òc, organetto) per le valli Grana, Maira e Verzuolo; Simonetta Baudino (organetto e ghironda) per le valli Stura, Monregalesi e Manta; Chiara Cesano (violino e organetto) per la valle Varaita e Cuneo; Dino Tron (organetto, fisarmonica cromatica, cornamuse d’òc e musette) per le valli Pellice, Chisone e Pinerolese. L’attività dei corsi prevede inoltre iniziative d’incontro con laboratori e momenti di musica d’assieme. Rientrano nella proposta di corsi anche alcuni strumenti non considerati “tradizionali” che si sono ben inseriti nel nuovo sòn occitan apportando il loro contributo: batteria e tamburo rullante con Riccardo Serra per Cuneo e Valle Maira; basso con Carlo Revello per Cuneo; chitarra e plettri con Mario Poletti per Torino.
Fondamentale per il corretto funzionamento di alcuni strumenti è la periodica manutenzione dei medesimi effettuata dai liutai che li hanno costruiti. Sono pertanto organizzati i laboratori periodici con i maestri artigiani: Jean Claude e Claude Boudet (ghironde); Bruno Salençon (bodega, oboi del lengadoc, chabreta); Pierre Rouch (oboi pirenaici, bodega); Robert Matta (boha, bohassa, bodega, chabreta, oboi); Bernard Blanc (cabreta, chabreta, musettes). In tutte le valli e altri territori si organizzano corsi di danza con Daniela Mandrile.

- L'organizzazione dell’annuale Festa de Lou Dalfin a partire dal 2001 diventata Uvernada. La manifestazione è testimone di una cultura vivissima, entusiasta, capace di attirare ogni anno migliaia di persone da tutta Italia, dalla Francia e dalla Spagna. Numerosissimi gli artisti di fama internazionale che hanno calcato in questi vent’anni il palco della Festa: da Massimo Bubola ai Massilia Sound System, da Vincenzo Zitello ai Nux Vomica, da La Talvera a Massimo Giuntini, da L’Art à Tatouille, La Coixinera a Tapia eta Leturia.

- La direzione artistica del festival Occit'amo, ideato nel 2015 per volontà del Comune di Saluzzo in collaborazione con altri 68 Comuni delle Valli Occitane e della pianura circostante.

- L’organizzazione di Prima d’Oc, incontro di suonatori tradizionali che si svolgeva prima a Dronero ed ora a Demonte. Questo appuntamento rappresenta, in un certo modo, la festa di primavera della musica e della cultura occitana; all'interno di esso si svolge anche uno stage di strumenti musicali occitani.

- L’organizzazione di Anteprima a Verzuolo, due giorni con la musica d’òc nei suoi diversi aspetti: gli strumenti, con una lezione-concerto tenuta dagli insegnanti dei corsi, un vero e proprio viaggio nei suoni d’òc, dai flauti alle cornamuse, passando per ghironde e violini. La danza, con un ballo al sabato sera e un corso sui balli della Val Varaita. Il canto, con concerti di gruppi corali.

- La direzione artistica della Fiera di San Marcelin (Macra – Cn), giunta ormai alla sua 166esima edizione. Tradizionale appuntamento primaverile che apre la kermesse di sagre, fiere e feste della Valle Maira. Macra è uno dei paesi più piccoli della Valle che però mantiene viva la sua cultura e le proprie tradizioni. Uno dei momenti importanti è rappresentato dalla sua antica e storica Fiera effettuata in concomitanza con la festa del Santo Patrono Marcellino. La Fiera rappresenta uno degli eventi salienti della vita sociale, ed un tempo economica, della Valle. Consolidata negli anni, non solo rappresenta un appuntamento fisso per l’esposizione e la vendita dei prodotti gastronomici, agricoli e artigianali della Valle, ma anche un grande momento di incontro e aggregazione per il ritorno dei suoi abitanti emigrati in cerca di lavoro e fortuna. Da molti anni Macra ricorda questi suoi “figli” che sono emigrati con la Fiera di San Marcellino conosciuta proprio come la Fiera degli Acciugai. Era infatti quello degli Acciugai il mestiere stagionale itinerante che permetteva ai macresi di un tempo di integrare il misero reddito che si poteva strappare in questo esiguo lembo di Valle. Ed è proprio attorno alle acciughe che gravita il menù proposto dalla Proloco Rupicapra che cura il servizio gastronomico della Fiera. La Fiera di San Marcellino è una Festa semplice e popolare in un paese piccolissimo, ma che proprio per questo può dare un suggestivo quadro della semplicità e della cordialità della gente occitana.

- La fondazione e produzione artistica di una collana musicale chiamata Viva Qui Sona e dedicata alla riscoperta di alcune tra le più belle musiche tradizionali; la prima uscita è stata il disco de L'Escabot, il coro del maestro Fabrizio Simondi, Fasem Festa. La seconda uscita è costituita da un disco dedicato interamente ai numerosi strumenti tradizionali dell'Occitania intera: Muzica Muzicantes; in allegato vi è un libretto a colori con le illustrazioni ed i commenti relativi ad ogni strumento. Quest'opera è stata realizzata in collaborazione con l'Ecomuseo della Pastorizia della Valle Stura e con la Regione Piemonte. La terza uscita ha riguardato il duo della Val Vermenagna Dario e Manuel con il cd Festin et la Val Vermenagna: quest’opera mira a dare un quadro generale della musica di una Valle considerata da tutti molto viva sotto questo aspetto. L’ultima uscita vede protagonista una giovane formazione delle Valli: La Ramà. Il progetto discografico L’Encharma è molto stimolante in quanto, a differenza dei dischi tradizionali, propone all’ascoltatore una fiaba musicata. Ogni brano corrisponde ad un capitolo della favola.

- L’allestimento e la promozione della mostra Lou Dalfin, XXV ans d’images e d’istoriàs. L’opera, divisa in quattro sezioni, è stata realizzata in collaborazione con il Museo Nazionale della Montagna con il contributo della Regione Piemonte ed è stata esposta dal 10 giugno 2007 al 30 settembre 2007 presso il Forte di Exilles (To), dal 10 novembre 2007 al 10 gennaio 2008 a Borgo San Dalmazzo (Cn) presso l’Area Bertello.



Nello Stato italiano, oltre alle minoranze linguistiche più conosciute, esiste, in 14 Vallate suddivise amministrativamente tra le province di Torino e Cuneo la comunità di lingua occitana; un gruppo di circa 180.000 persone che, nei propri confronti, ha visto disattendere per lunghi anni l'articolo 6 della Costituzione Italiana contenente norme specifiche per la tutela delle aree con peculiarità linguistiche ed etniche.

Val Doira (Alta Dora, la parte compresa tra il centro abitato di Chiomonte e il confine italo - francese), Val Cluson (Chisone), Val San Martin (Germanasca) e Val Pelis (Pellice) in provincia di Torino, Val Po, Val Varacha (Varaita), Val Maira (Maira), Val Grana (Grana), Val d'Estura (Stura di Demonte), Val Ges (Gesso), Val Vermenanha (Vermenagna), Val Pèsi (Pesio), Val Eller (Ellero) e Val Corsalha (Corsaglia) in provincia di Cuneo sono l'estrema propaggine orientale della "Occitania Granda": un territorio che, di là delle Alpi si estende per 191.889,5 Kmq. in 32 départements dello stato francese e nella Val d'Aran - una piccola enclave di 450 Kmq. sui Pirenei, unico luogo in cui la lingua occitana (l' Aranes della famiglia dialettale guascone) gode di tutela ufficiale presso le amministrazioni locali e i media nazionali, al pari del catalano e del castigliano (il cosidetto spagnolo “ufficiale”).

Le Vallate Occitane piemontesi sono una piccola regione di circa 4300 Kmq., che a partire dagli anni Settanta è stata teatro di un notevole fermento culturale: produzione letteraria e poetica, periodici in lingua d'Oc, attività politica occitanista più e meno fortunata e, soprattutto nell'ultimo decennio, un crescente interesse verso quelle che sono considerate le più spontanee e connotative forme di espressione di un popolo: la musica, il canto e la danza.

Questo, è uno degli aspetti culturali più interessanti e significativi, delle Vallate di oggi: grazie all'attività d'insegnamento di alcuni musicisti, fra cui spicca la figura dell'eclettico polistrumentista Sergio Berardo, sono innumerevoli i corsi e seminari di musica occitana, in cui decine di appassionati (tra i quali molti giovani) riprendono in mano gli strumenti della tradizione e formano gruppi di ballo, corali, gruppi strumentali delle più svariate tendenze e ispirazioni. Questo fenomeno, che ha pochi eguali in Italia, ha sempre trovato un concreto punto di riferimento nell'entourage artistico de Lou Dalfin, definito da più parti non solo una "potente macchina da concerti...", alfiere delle nuova tradizione musicale occitana ma anche un laboratorio didattico e culturale di alto profilo.

…l'era dei "violaires", i suonatori girovaghi di ghironda che si guadagnavano di che vivere al suono di una ruota che sfrega delle corde,
continua tutt'oggi…

“Quando Paul Veyne scrisse la celebre frase "una tradizione è veramente morta se la si difende invece di inventarla" (Les grecs ont-ils cru à leurs mythes? Seuil, Parigi 1983) sicuramente non stava pensando a un oscuro gruppo di ragazzini occitani che, persi nell'estrema periferia delle valli piemontesi, avevano appena iniziato un percorso nella loro cultura ancestrale. Un percorso che per 34 anni li ha portati a confrontarsi quotidianamente con i concetti di identità e radici, di locale e di globale, di memoria e di futuro. Di tradizione. Una tradizione che Lou Dalfin (così quei ragazzi avevano deciso di chiamarsi) ha inventato giocando a cambiare l'idea che la gente aveva della cultura occitana e portando direttamente dalla reinvenzione della memoria locale alla quotidianità subalpina nuove danze e canti, un nuovo suono, nuove liturgie e nuove feste.

La storia inizia in un pomeriggio del 1976, quando nel cortile di una casa della valle Varaita l’anima rock di Sergio Berardo posa lo sguardo su alcuni strumenti musicali tradizionali. Lì il diciassettenne tifoso del Torino residente a Caraglio intraprende un percorso di iniziazione che quattro anni dopo vedrà nascere Lou Dalfin, un gruppo inizialmente folk ma destinato a diventare ben altro: una band di primo piano della scena indipendente internazionale, destinata a vincere la Targa Tenco, a conquistare grandi festival e centri sociali di sentimento metropolitano; e al tempo la formazione di maggior fama della musica e della cultura occitane in Europa.

È la magia della musica ribelle, dei suoni che non si arrendono alla logica di genere, alla dicotomia tra tradizione e innovazione. È il segreto del ballo / canzone, un genere nuovo, in cui chiunque può scegliere se seguire semplicemente il ritmo della giga, del rigodon, della farandola, della scottish e delle altre danze tradizionali, da ballare in modo liturgico o alla meglio, oppure farsi sedurre dalle storie scure e di festa, dalla poetica ormai universalmente riconosciuta di Berardo. Tutto al suono di chitarre elettriche e cornamuse, ghironda, flauti, violino e batteria. Con due capitani di lungo corso, Dino Tron e Riccardo Serra, alla guida di formazioni di volta in volta adatte al sound del gruppo.

Con oltre 1.300 concerti e 12 album, Lou Dalfin ha conquistato i festival e le piazze rock e folk di tutta Europa e i principali club italiani coinvolgendo gente che vuole fare festa e gente che vuole cantare, ballare. Bere e mangiare. Emozionarsi e/o ascoltare in silenzio. Perché Lou Dalfin la cultura occitana l'ha inventata come ognuno di noi preferisce viverla. E' la sua ragione di essere. La ragione della musica popolare.

Paolo Ferrari

 

Come gli antichi “trovatori” erano soliti esibirsi facendo da ambasciatori delle prime culture Europee, i Lou Dalfin cantano nella tradizionale lingua “d’Oc” e portano la cultura occitana in giro per il mondo. I Lou Dalfin sono più che un semplice gruppo musicale della parte occidentale del Piemonte: la band di Sergio Berardo è diventata un fenomeno di costume che ha reso contemporanea la musica occitana, facendola uscire dai ristretti circoli di appassionati perché divenisse fenomeno di massa. All’esterno dell’area occitana Lou Dalfin è stato un anello di congiunzione tra realtà diverse: la pianura piemontese e l’Italia da una parte, le vallate e l’area transalpina dall’altra. Con Lou Dalfin le valli d’Oc non sono più l’estremo lembo di una cultura asettica ma hanno riacquistato la loro funzione storica tradizionale: l’essere ponte.

Fondato da Sergio Berardo, il gruppo nasce nel 1982 con l’obiettivo di rivisitare la musica tradizionale occitana. Una "line-up" acustica (ghironda, fisarmoniche, violino, plettri, clarinetto, flauti) e un repertorio di brani storici e popolari – sia strumentali che vocali - caratterizzano il percorso artistico della formazione originaria. Con quest'approccio vengono registrati due LP: "En franso i ero de grando guero" nel 1982 e "L'aze d'alegre" nel 1984. Dopo uno stop di 5 anni, Lou Dalfin "resuscita" nell'autunno del 1990: Sergio riunisce attorno a sé vari musicisti delle più diverse estrazioni musicali - folk, jazz e rock. L'inizio di questa seconda esperienza ha rappresentato il naturale momento di transizione del gruppo dalla formula acustica a quella attuale. Accanto agli strumenti più tipici della tradizione - vioulo, pivo, armoni a semitoun, pinfre, arebebo, viouloun, ecc. – vengono introdotti basso, batteria, chitarra e tastiere. E’ il nuovo suono di Lou Dalfin che cela un ideale e un fine esplicito: rendere la tradizione occitana fruibile dal maggior numero di persone, perché le radici culturali di pochi divengano patrimonio di tutti. Nel 1991 esce “W Jan d’l’Eiretto”, il disco testimone del nuovo corso.

Assieme agli innumerevoli concerti nelle regioni occitane del Piemonte, il gruppo inizia ad esibirsi in altre zone in Italia e all’estero, specialmente nelle regioni occitane francesi.

Siamo nel pieno degli anni ’90 e in Italia si assiste al boom della musica indipendente. Le major finalmente si accorgono che esiste una musica “altra” e alcuni generi fino ad allora elitari possono raggiungere una nuova visibilità. Lou Dalfin si colloca a pieno diritto in questo filone e pubblica “Gibous, Bagase e Bandì” nel 1995, il live con i baschi Sustraia “Radio Occitania Libra” nel 1997 e “Lo Viatge” nel 1998.

Nel 2001 il gruppo dà alle stampe il suo primo best of “La Flor de Lo Dalfin” ma uno dei momenti più importanti dell’intera storia di Lou Dalfin arriva nel 2004 con l’uscita de “L’Oste del Diau” che ottiene la Targa Tenco per il miglior album in dialetto, lo stesso premio assegnato per la prima volta a Fabrizio De André con “Creuza de ma”. E’ l’inizio di un ulteriore nuovo corso che vede Berardo e soci prestare una maggiore attenzione alla canzone d’autore pur senza abbandonare la consueta energia. Nel 2007 Lou Dalfin festeggia i 25 anni di attività e fa uscire “I Virasolelhs”, secondo capitolo di quella che si potrà definire una trilogia. Come già avvenne per “L’Oste del Diau” è di nuovo il fumettista di scuola Bonelli Luca Enoch a disegnare la copertina.

Nel 2008 Lou Dalfin apre il suo studio alla Feel Good Productions per rivisitare in chiave dancefloor alcuni dei suoi più recenti brani. Oltre a remixare due tracce i FGP dirigono la produzione artistica del progetto “Remescla” coinvolgendo alcuni dei più interessanti produttori di Global Vibes da ogni parte del mondo. A prima vista sembrerebbe un’operazione azzardata, invece non è altro che un nuovo percorso sulla strada della sperimentazione che da sempre ha caratterizzato il gruppo.

A fine 2011 esce “Cavalier Faidit“ che chiude la trilogia iniziata nel 2004 con “L’Oste del Diau“. Il disco ufficializza quello che è ormai il brevetto di Lou Dalfin: il ballo-canzone, canzoni da ballare, balli da ascoltare, a riprova dell'importanza che hanno assunto i testi dei brani che danzano paralleli alle musiche.

Da quel momento il gruppo intraprende un tour che finirà soltanto nel novembre 2015 dopo innumerevoli tappe in Italia, Francia e Spagna.

A maggio 2015 viene dato alle stampe “Lou Dalfin, vita e miracoli dei contrabbandieri di musica occitana” (Fusta Editore): la prefazione dello scrittore Alessandro Perissinotto introduce una biografia romanzata, in cui la musica diventa il veicolo di un messaggio di resistenza. Tra messaggi di pace e risse sanguigne, polemiche e approfondimenti culturali.

 

Dopo 34 anni di carriera, 12 album realizzati, un impressionante numero di collaborazioni e più di 1300 concerti, Lou Dalfin si sta dedicando alla nuova avventura discografica “Musica Endemica” che ha visto la luce il 1 aprile 2016.

 

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